One potato
Two potatoes
Three potatoes
Four!
Lo sai Eileen?, questo è il gioco che ho sempre adorato fare. Il gioco a cui più di tutti non mi stanco mai di giocare. The best game ever. Gli inglesi direbbero così. Gli inglesi come lui, Eileen. Lo senti? No? Ma che, sei sorda? Uffa, Eileen. Però, sei proprio una palla. Ci fosse mai una volta che mi stai cazzo a sentire, cazzo. Che dici…? “Non sei tu che parli ma qualcun altro che è morto e stramorto e che per di più non riesco neanche a sentire”? Allora. Pezzo di deficiente. Innanzitutto – first of all, sempre come direbbero gli English men – Morrissey è vivo e stravivo. E lo sapresti se fossi meno presuntuosa e ignorante. Seconda cosa: Morrissey cantava e io parlavo, esimia testa di cazzo. E come non riesci a sentire lui quando canta non riesci neanche a sentire me quando ti parlo, lo sai vero? E questo solo perché sei una lungimirante succhiacazzi. No, ricoprirti di insulti non è una tecnica per indurti ad ascoltarmi, Eileen. So bene che non cadresti mai in simili trucchetti da bambini. Ciò non toglie che sei una stronza. E non fare finta di non ascoltarmi, lo so che mi ascolti invece brutta pompinara ascoltami porco Giuda o giuro che mi metto a urlare grandissima sucaminchia. Continua, continua pure a non ascoltarmi, rifiuto vivente di Chernobyl. Sai quanto me ne frega.
Stronza maledetta, ti odio.
Five potatoes
Six potatoes
Seven potatoes
More!
Senti ma non è che ogni tanto si può cambiare gioco? Bello, è bello…però due palle. No, Eileen. Non tutto quello che a te “piace da matti” piace da matti anche a me. E poi, scusa, ma chi è che dice più “mi piace da matti”? Tua nonna? E chissene. Eileen, non è giusto. Perché dobbiamo sempre fare come dici tu? Anche se sono intrappolata in questo corpo con te, la mia anima non è il filo interdentale incastrato nei tuoi molari.
One potato
Two potatoes
Three potatoes
Four!
Ok. Senti. Te lo devo proprio dire. Mi sono rotta i coglioni. Questo gioco mi ha nauseato. Ma tanto tu non hai bisogno di battere i piedi per terra come le bambine, né di fare i capricci. Continuerai a fare come ti pare. E io appresso a te. Perché se tu alzi un braccio io lo alzo, se tu starnuti io starnuto. Se scopi, io scopo. Quello, ormai, molto poco in verità. Lo sai, sì? Certo che lo sai, come potresti non saperlo. Sarebbe ai limiti del paradossale, se non lo sapessi. Sai anche che hai un problema, vero? No, non è il fatto che in quei momenti lì tu ti vesti da Superman e fai vestire il tuo partner da Acquaman. Quella è solo frociaggine latente. “Analista dei miei coglioni” un tubo, Eileen. Non è colpa mia se tu hai queste fantasie. Io me le ritrovo incollate alla retina per sbaglio, per forza di cose. Quante volte vorrei scappare. Ma poi, quando ci provo mi si para davanti la terribile realtà che lo sdoppiamento ancora non l’hanno reso possibile. E se voglio scappare è unicamente per colpa tua. Lo sai, sì? Lo sai, vero, che hai un problema? Sei tutta un problema. Vedi, lo dice anche Morrissey: “I know – it’s serious”.
Five potatoes
Six potatoes
Seven potatoes
More!
There where times when I could
Oh, Eileen. Se solo tu sapessi. Se solo tu potessi sapere. Che se dipendesse da me ti farei lo sparticulo con le mutande da mattina a sera, che ti prenderei per il culo per la tua mania di addrizzare i quadri anche negli studi dei medici per non parlare di quelli in casa dei nostri amici, che ti spazzolerei col tuo spazzolino da denti i bulbi oculari fino a farli brillare per farti finalmente aprire gli occhi, che ti strapperei i vestiti di dosso per farti capire che non sei deforme che il tuo fisico può eccitare che devi essere grata per quello che hai, che ti strapperei tutti i capelli dalla testa così la smetteresti di lamentarti e impareresti ad apprezzare perfino tutti i nodi che ti si formano fra quelle autostrade di cheratina perché saresti pelata e capiresti cosa significa davvero sentire la mancanza di qualcosa
“Have murdered her”
che ti ammazzerei.
“(But you know, I would hate
Anything to happen to her)”
Il vero problema è che mi odierei. Mi odierei se ti uccidessi. Perché non sei una suicida. Non ne hai l’indole. E dietro quella maschera autodistruttiva e autolesionista si nasconde una pignola, una superba, un’arrogante, una snob del cazzo. Hai tutto questo. Che è quanto basta per sopravvivere. E ti ostini a non usarlo, a lasciarlo in soffitta a prendersi la polvere, ti ostini a cucirti in faccia questa stoffa di finta umiltà che inganna tutti tranne me, Eileen, perciò ti prego lasciami guardarti lasciami vedere come sei lasciami sbirciare quella Te PER FAVORE LASCIAMELA VEDERE!
“WOULD YOU PLEASE
LET ME SEE HER!”
One potato
Two potatoes
Three potatoes
Four!
No, Eileen. Non è continuando a fare questo stupido gioco – the best game ever, gli inglesi direbbero così – che tornerai bambina. Come quando eri bambina. Non tornerai pura, non tornerai vera. Questa è solo una stronzata. Uno di quegli zuccherini che si danno ai cavalli quando hanno fatto bene il loro dovere. Mangia allora, Eileen, mangia. Strozzatici con il tuo stupido zuccherino. Ma, in fondo, sai di meritarlo? Sei davvero certa di poter dire di aver fatto qualcosa per premiarti? No, non basta fare i compiti a casa, non basta aiutare la mamma, non basta aver portato la fottuta vecchietta dall’altra parte della strada.
Five potatoes
Six potatoes
Seven potatoes
More!
Continua pure col tuo lamento, Eileen, continua. Canti filastrocche di un popolo che non ti appartiene. Perché, non diciamoci stronzate, tu non sei inglese, Eileen. Sei italiana, nata in un paese della Puglia che per tutti i pecoroni è una specie di caput mundi e per quelli che hanno un po’ di cervello appare come la Mecca dei disperati. Puoi continuare a farti chiamare Eileen quanto vuoi, Eileen. E puoi anche obbligarmi, perché le mie labbra sono le tue labbra. Ma non è con questo zuccherino che riuscirai a cavartela. Che riuscirai a superare i tuoi traumi. Che riuscirai a spalancare la bocca e gridare. Sì. Gridare, cazzo. Basta dialoghi. Il momento di sedersi al tavolino col Diavolo e ragionarci è finito da un decennio. Stai per diventare una donna e non hai mai imparato a gridare.
One potato
Two potatoes
Three potatoes
Four!
“Do you really think
She’ll pull through?”
Pensi davvero che riuscirai a superarlo? A superare tutto questo? Con “one potato, two potatoes”?
“Let me whisper my last goodbyes”
Allora lascia che ti saluti, Eileen. Allora, ti dirò addio, Eileen. Non so se per noi è finita, Eileen, nonostante il sangue che cola in mezzo alla fronte. Quello che so è che per te, Eileen, è finita. Il tuo momento è passato. Te ne sei strafottuta del carpe diem, ci hai pisciato sopra. L’hai calpestato e hai fatto finta che fosse erbaccia. E allora, Eileen, il tuo momento è finito. E ora tocca a me.
“Let me whisper my last goodbyes”
Sì, ora tocca a me. Sì, ora. Anche se il sangue aumenta e la nostra faccia non si distingue più, quasi.
“Let me whisper my last goodbyes”
Non sei più tu, Eileen, che detti le regole. Qui, ora, comando io.
“Let me whisper my last goodbyes”
Sì, lo sento il bip dei nostri cuori artificiali. Lo sento rallentare ma, oh Eileen, non mi fermerai. Stavolta non ci riuscirai neanche con una minaccia di morte.
“Let me whisper my last goodbyes”
Siamo spacciate? No, Eileen mia cara. Tu sei spacciata.
“Let me whisper my last goodbyes”
Io sono viva. E con te, Eileen, non ho più niente a che fare.
“My, my, my, my, my, my baby goodbye”
Li sento che piangono, Eileen. Ma, onestamente, non me ne frega una sega. Stai male? Non è un mio problema, Eileen.
“My, my, my, my, my, my baby goodbye”
Dov’è il tuo zuccherino, dolce Eileen? Proprio ora che ne hai bisogno. Scarta la tua caramella del cazzo, Eileen. Quel “one potato, two potatoes” che ti faceva sentire una bambina, la brava bimba del cazzo. Scartala.
“My, my, my, my, my, my baby goodbye”
E mangiala, Eileen. Ti sarà utile, d’ora in poi. Non ingoiarla troppo presto.
“My, my, my, my, my, my baby goodbye”
Sarà la tua unica compagnia. Il tuo unico doppio, d’ora in poi.
“My, my, my, my, my, my baby goodbye”
Come direbbero gli inglesi, “goodbye”, Eileen.
“My, my, my, my, my, my baby goodbye”.
Currently listening: “Girlfriend in a coma” – The Smiths
http://www.youtube.com/watch?v=j5b_V68mQ9k&ob=av2em